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   Ivo Marcheggiani è, ufficialmente, anche un "Giusto fra le Nazioni" - notizia del 23/06/2013
 

Urbino, 5 giugno 2013 - "GIUSTI fra le Nazioni" la lista si allunga... Quando in Urbino si parla di Ivo Marcheggiani, il pensiero va alle prime "corriere" piccole, blu, che, all′inizio degli anni ′50, percorrevano la linea Urbino- Pieve di Cagna- Casinina.

Da oggi Ivo è, ufficialmente, anche un "Giusto fra le Nazioni" e con lui la famiglia Lobati. E′ l′Ambasciata d′Israele che, raccolte testimonianze dai figli dei "salvati", è onorata di conferire il titolo di Giusto fra le Nazioni consegnando la medaglia ai discendenti delle due famiglie, per onorare la memoria di Ivo Marcheggiani e di Alfredo e Stefania Lobati con il figlio Adolfo.

La motivazione è sempre la stessa... «per aver salvato vite umane dalla ferocia nazista» perché, come recita il Talmud, «chi salva una vita, salva il mondo intero».
E di vite ne salvarono quattro, l′intera famiglia Saul, originaria della Turchia, ma trasferita a Trieste nel 1933, quando Mussolini invitò gli ebrei, perseguitati in patria, a trasferirsi in Italia ove, disse, «non sarebbe stato loro torto un capello».

Ma non fu così, prima le Leggi Razziali del 1938, poi, dopo l′8 settembre del ′43, l′ordine di convogliare tutti gli ebrei nei campi di concentramento.
La famiglia Saul, il padre Maurizio, la madre Ester e due figli Margherita e Alberto (solo molto più tardi si scopriranno i loro veri nomi Mosè, Ester, Susan e Nissim) lasceranno in fretta Trieste e raggiungeranno fortunosamente Urbino.

Forse è lo stesso buon prete don Gino Ceccarini, che ospita e nasconde tanti ebrei di passaggio, ad indirizzarli a Rancitella presso la famiglia di Goffredo Lobati. E′ una di quelle numerose famiglie patriarcali, erano in ventiquattro, che popolavano le campagne di un tempo, quattro bocche in più, ma accolgono i nuovi arrivati con tutto il cuore.
Giusto il tempo di riprendersi, ma dopo appena un mese, era il 31 dicembre del′ ′43, Stefania Lobati torna affranta dalla messa: il parroco durante la predica ha minacciato di denunciare la presenza di "persone sgradite" con gravi conseguenze anche per chi le ospita.

Ai Saul non resta che prendere di nuovo la via della fuga, Goffredo e Stefania, non più giovani, mandano il figlio Adolfo di 23 anni ad accompagnali attraverso campi e fitte boscaglie fino a Monte Avorio, fino alla casa di Ivo Marcheggiani.
Arrivano a mezzanotte, nella neve alta Ester ha perso le scarpe, sono stremati, la nuova famiglia li accoglie e per quasi otto mesi divideranno pane e paure. Paure tante perché i tedeschi a volte irrompono all′improvviso, poi occupano parte della casa, i Saul vengono spacciati come persone di famiglia e il solo Alberto (Nissim) resta nascosto in soffitta, è in età di leva e può essere considerato un disertore.
Il 28 agosto giungono in Urbino gli Alleati, i tedeschi si ritirano e forse uno di loro ha capito perché saluta Ester con un cordiale shalom. Dopo un periodo trascorso in Urbino, ove Margherita, grazie alla conoscenza di ben cinque lingue, trova lavoro presso il comando inglese, i Saul, nel ′45 possono tornare finalmente a Trieste e di lì partono per l′Argentina.

Nel giugno del 2011 i fili della storia si intrecciano di nuovo, i figli dei protagonisti si incontrano, le figlie di Ivo Marcheggiani, Wilma e Floriana, (Luciana non c′è più) cercano testimonianze e forse anche per i tanti racconti di Nissim, i figli sentono il bisogno di ripercorrere, in una sorta di pellegrinaggio sentimentale, le strade di allora.

Giungono così in Urbino Gabriel da Parigi, Rita con la madre dall′Argentina, Daniela da Madrid, incontrano Augusto Lobati che all′epoca dei fatti aveva sette anni e ben ricordava i Saul, visitano Rancitella e seguono con lo sguardo quel lungo cammino nei boschi, poi un tuffo nella casa di Monte Avorio piena di ricordi anche per le figlie di Ivo... Dal 23 dicembre 2012 allo Yad Vashem di Gerusalemme la lunga lista dei "Giusti fra le Nazioni" si è arricchita di altri quattro nomi.

Maria Luisa Moscati Benigni

Fonte:http://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/2013/06/04/899524-rischiarono_vita.shtml